Segnalazioni

Alta Padovana: nasce comitato No al taglio dei parlamentari

Nasce anche nell’Alta Padova il comitato promotore per il no al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, referendum confermativo previsto dall’art.138 della Costituzione, che si voterà il 20 e 21 settembre prossimi. Il comitato nasce dalla ferrea convinzione che sia necessario non solo informare correttamente i cittadini sul quesito oggetto del referendum, ma allo stesso tempo spiegare in modo chiaro e preciso il perché questa riforma risulti incompleta, frutto di spinte populiste e guidata da un barbaro sentimento anticasta e antipolitica. I fondatori del comitato sono Simone Vecchiato, giovanissimo studente di scienze politiche, già candidato alle scorse amministrative a Trebaseleghe; Michela Lorenzato, piazzolese, del comitato promotore “Azione”, il partito di Carlo Calenda; e Devis Trevisanato, presidente del consiglio comunale di Trebaseleghe. La legge costituzionale sul taglio dei parlamentari pone degli interrogativi molto preoccupanti per chiunque abbia a cuore la democrazia parlamentare e la rappresentanza: la distanza tra elettori ed eletti non potrà che aumentare rendendosi ancora più fragile: a riforma approvata ogni senatore rappresenterà ben 302.420 cittadini (attualmente ne rappresenta 188.424), la riforma andrà perciò a sfibrare il rapporto, già fragile, tra cittadini ed istituzioni; in tal modo l’Italia diverrà il Paese europeo con il minore numero di deputati in rapporto alla popolazione. La demagogica narrazione dei promotori della riforma, il Movimento 5 stelle, non tiene conto dell’esiguo e irrisorio risparmio che ne deriverà: come evidenzia l’osservatorio sui conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli il risparmio derivante dal taglio dei parlamentari sarà pari allo 0,007% della spesa pubblica annua sostenuta dallo stato: ne vale davvero la pena? Il dibattito sulla riforma presenta inoltre dei seri vuoti normativi e legislativi riguardanti: la legge elettorale, la modifica dei regolamenti di Camera e Senato, la ridisegnazione dei collegi elettorali; tutto porta la riforma non solo ad essere pericolosa ma allo stesso tempo incompleta. La retorica populista e demagogica pone nel numero dei parlamentari il reale problema del paese, dimostrando e confermando una visione inavveduta dell’attuale classe dirigente nazionale, non tenendo conto inoltre dei fragili equilibri che una riforma come questa andrebbe a rompere in seno alla Costituzione. Il desiderio di snellire numericamente l’assemblea legislativa può portare non solo all’indebolimento dello stesso Parlamento, ma anche una minore possibilità per i cittadini di partecipare ai processi di decisione attraverso il contatto e il confronto con gli eletti, nucleo centrale di ogni democrazia che si rispetti. La vera questione che poniamo è la seguente: perché anziché badare alla quantità dei parlamentari non ci interessiamo alla loro qualità, competenza e formazione?


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