Politica

In tantissimi con Cappato a sostegno della campagna pro eutanasia

Marco Cappato a Padova per raccogliere firme per il referendum su Eutanasia legale. A sostegno dell'iniziativa presente anche l'assessora al sociale, Marta Nalin

In Piazza della Frutta iniziativa a favore della raccolta firme per una legge che renda legale, anche nel nostro Paese, l'eutanasia. In pochi giorni è stata raccolta la disponibilità di oltre 10.200 volontari in tutta Italia e si sta rafforzando una rete di Sindaci, avvocati e amministratori locali autenticatori. Raccolte già circa 350mila firme, obiettivo è arrivare a 500mila.

Nel caso della nostra città, si può sottoscrivere la campagna anche presso il Municipio di Padova, non solo nei banchetti. Presente Marco Cappato che sta girando l'Italia per promuovere l'iniziativa referendaria. Ha parlato ai tanti che si sono fermati sia ad ascoltare ma soprattutto a firmare. In rappresentanza dell'amministrazione comunale presente l'assessora al sociale, Marta Nalin. All'iniziativa di questa mattina, venerdì 23 luglio, ha risposto davvero tantissima gente. In tanti pazienti fila ad aspettare il loro turno, a testimonianza di quanto sia sentito questo argomento. 

«A fronte di un Parlamento paralizzato e disinteressato - spiega Cappato - persino ai richiami della Corte costituzionale, il referendum è l'unica possibilità per legalizzare l'eutanasia in questa legislatura. Se non dovessimo raccogliere le firme quest'estate non se ne riparlerà prima di 3 o 4 anni - nell'ottimistica ipotesi che nel prossimo Parlamento ci sia una maggioranza favorevole. Malgrado il silenzio della politica "ufficiale" e la disattenzione dei media, le persone rispondono con interesse, ma se non arriveremo a 10.000 disponibilità di volontari e migliaia di autenticatori, rischiamo di fallire l'obiettivo».

«Si tratta di un referendum parzialmente abrogativo dell'art. 579 del codice penale, sul cosiddetto "omicidio del consenziente", che nel nostro ordinamento che impedisce la realizzazione di ciò che comunemente si intende per "eutanasia attiva" (sul modello olandese o belga). In caso di approvazione, si passerebbe dal modello dell'"indisponibilità della vita", sancito dal codice penale del fascismo nel 1930, al principio della "disponibilità della vita" e dell'autodeterminazione individuale, già introdotto dalla Costituzione repubblicana, ma che ora deve essere tradotto in pratica anche per i pazienti che non siano dipendenti da trattamenti di sostegno vitale (per i quali è invece già  intervenuta la Corte con la sentenza Cappato - Antoniani)», spiegano alcuni organizzatori.