Politica

Francesca Re David, segretaria nazionale della Fiom: «Sul tema della sicurezza, Padova capitale della consapevolezza»

«Padova deve essere da traino per altre città, la manifestazione del 28 marzo l'esempio. Cultura della sicurezza deve comprendere tutto: smettere con la frammentazione del lavoro e con i sub appalti ma anche attenzione all'ambiente»

Francesca Re David, segretaria nazionale Fiom

La raggiungiamo al telefono che è appena salita in treno, la segretaria nazionale della Fiom, Francesca Re David. Riparte da Padova dopo una giornata di confronto sul tema della sicurezza del lavoro con 700 fra  RLS, RSU e dirigenti delle strutture Fiom provenienti da tutta Italia.

Padova

Perché la scelta di farla qui, l’assemblea? «Padova è la capitale della consapevolezza di quanto necessario sia essere sicuri sul posto di lavoro. Il lavoro fatto in questi mesi dal sindacato, che ha prodotto la magnifica manifestazione del 28 marzo, è un segno inequivocabile. Tanto è vero che su quel sentiero in tanti hanno poi condiviso quel percorso. Importante perché si era tantissimi e non si è scesi in piazza sull’onda emotiva successiva a un fatto drammatico ma come tappa di un percorso di rivendicazione in cui la persona deve di nuovo tornare al centro di ogni ragionamento».

Ripresa e lutti

A proposito di questo, va detto ce dove c’è stata ripresa economica è anche dove ci sono stati più morti: «In questo ultimo anno e mezzo Lombardia e Veneto sono state falcidiate da incidenti sul lavoro. Se pensiamo anche solo alla provincia di Padova che ha avuto una grande concentrazione di eventi drammatici in questo ultimo anno soprattutto. La ripresa economica e la attività produttiva vanno di pari passo con gli incidenti. Questo perché ci sono leggi che liberalizzano il lavoro per rendere concorrenziali i costi, ma questo porta inevitabilmente a situazioni molto meno sicure per chi viene impegnato».

Consapevolezza

I lavoratori cominciano a rendersi davvero conto che non si può lavorare a qualsiasi condizione? «Padova ha grande sensibilità, la manifestazione del 27 ha prodotto una mobilitazione grandissima. Un caso unico in Italia. C’è una capacità di consapevolezza che è eccezionale, ma non è dappertutto così. In altre zone si fa molta più fatica a portare avanti questi ragionamenti e certi percorsi. Padova in questo senso può essere il traino anche per lavoratori di altre città». Immaginiamo abbia visitato aziende nella nostra provincia: «Bisogna che le aziende facciano quello che dichiarano, invece tante volte, dietro la facciata di chi vuol far credere di essere in regola, si nascondono le peggiori sorprese. Per questo il ruolo del sindacato è importante, per vigilare e quindi intervenire immediatamente».

Innovazione e sicurezza

Cosa bisogna fare immediatamente per rendere più sicuri i luoghi di lavoro? «Le condizioni di lavoro, gli strumenti di produzione sono pensati in modo tale che conta solo l’efficacia dell’azione del lavoratore, ma non se lo fa in sicurezza e a ritmi umani. Bisogna ricominciare a ragionare che al centro di tutto va messa la persona che compie un lavoro. Cultura della sicurezza deve comprendere tutto. Bisogna smettere con la frammentazione del lavoro, con i sub appalti e situazioni che per forza maggiore non possono essere chiare, figuriamoci sicure. E' quello che deve fare la politica, uscire da questo equivoco che avvantaggia solo il profitto ma non lo sviluppo». SI parla tanto di innovazione: «Non si può fare innovazione senza sicurezza, questo deve essere chiaro. La competitività non dovrebbe prescindere dalle condizioni di lavoro, mentre invece siamo ancora lontani da questo. Se al centro dell’innovazione c’è solo il profitto non c’è scampo, ma il discorso cambia se si crea davvero la condizione di crescita, quindi considerando anche l’ambiente dove viviamo. Se per guadagnare tanto oggi si sacrificano l’ambiente e la salute, di che tipo di innovazione parliamo?».

Un mondo perfetto

Quindi, semplificando, la vecchia concezione in cui il lavoro va difeso comunque, anche se è può danneggiare l’ambiente, oggi non è più proponibile neppure dai sindacati? «Il tema della eco compatibilità è centrale oggi. E l’Italia è ancora indietro, tanto è vero che gli unici provvedimenti che si fanno, come la limitazione della circolazione è figlio di un dettato europeo, non per iniziativa del nostro governo». Quindi vuol dire che bisogna guardare a domani con investimenti che comprendano innovazione e competitività, sicurezza sul lavoro e ambiente. Quanto siamo lontani da questo mondo perfetto? «Lontani, se non lontanissimi. Ma non c’è tempo e questi sono i temi in agenda. Sta a noi mettere al centro queste questioni».


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