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Rassegna di danza del Verdi “Everything is ok” e “L’isola di Bouvet” di Marco D’Agostin

Sabato 12 dicembre alle ore 18.30 al Teatro Verdi di Padova prosegue EVOLUZIONI, la prima Stagione di Danza promossa dal Teatro Stabile del Veneto - Teatro Nazionale. L’appuntamento è dedicato al giovane coreografo e performer veneto Marco D’Agostin, che ha già ottenuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero, con due coreografie: l’assolo Everything is ok e la prima nazionale de L’isola di Bouvet, con Giulia Fregonese, Alessia Lunardon, Sofia Tombolato, Elisa Settin, quattro giovanissime danzatrici impegnate in un lavoro che indaga quella delicata fase della vita che è l’adolescenza.

Everything is ok, è un solo che mette in luce la complessità interpretativa ed insieme la versatilità di questo giovane autore. Il lavoro porta in scena l’MTV generation: una generazione multitasking, dai mille talenti, espressione di una rabbiosa positività a colpi di like e tweet, nevrotica e depressa, perennemente connessa. La seconda parte invece colloca quattro adolescenti in piena trasformazione fisica all’interno di uno spazio atemporale, una terra di ghiacciai disabitata: L’Isola di Bouvet. È lì che le ragazze cercano di costruire la propria identità. Perché forse quel deserto di ghiaccio esiste davvero, da qualche parte, dentro e intorno a noi. Il corpo deve solo affrontare le infinite intemperie emotive che lo attraversano.

Everything is ok

"Come creare la stanchezza di uno sguardo? Uno sguardo collettivo, arrendevole, che lasci che le cose si narrino da sole? La risposta che mi sono dato è: creando un corpo iperattivo. Un corpo prismatico, che si faccia carico di tutti gli stimoli del mondo. Un corpo che incarni, in un ritmo forsennato e senza respiro, le iconografie di quello che oggi si manifesta per divertirci, eccitarci, interessarci. Un corpo baraccone, uno spettacolo impazzito, un cabaret implosivo. Può lo sguardo che accoglie in sé questo corpo cedere il passo a un'amabile stanchezza, e accorgersi finalmente del paesaggio? E quale paesaggio, per questo popolo stanco, finalmente e giustamente stanco?"

Everything is ok si pone come un esperimento sulla stanchezza del guardare. Da una parte il performer, che incarna una catena ininterrotta di movimenti, depositando segni, posture e dinamiche che richiamano a sé il vasto territorio dell’intrattenimento, attraversato anarchicamente dalle sue origini ad oggi. È una danza che si vuole efficiente nella propria articolazione anatomica, ma che allo stesso tempo consegna un guardare fragile, un’umana presenza a muoverla. Dall’altra parte il pubblico, sottoposto a un bombardamento d’immagini che ne vuole testare il limite di sazietà, il personale ma inevitabile tracollo, il momento in cui si rende necessaria la resa, in cui lo sguardo, appunto, si stancherà di guardare. È su questo fragile terreno di abbandono che si innesta la possibilità di un’apertura del paesaggio, di una lenta espansione dello sguardo, pronto forse ad accogliere quello che finora è stato invisibile: le genti, gli animali, i pianeti, le storie; fossili millenari, restituiti nella loro immobilità, che lasciano in consegna un ultimo compito a questo gruppo di occhi: cosa ci resta da guardare, ora, tutti assieme?

L’isola di Bouvet

L’isola di Bouvet è, tra i punti estremi del nostro pianeta, il luogo più remoto da ogni altra terra emersa. Fu intravista la prima volta alla fine del ‘700, quando la si credette un piccolo arcipelago; nessuno la incontrò più nella sua rotta per quasi un secolo, quando finalmente riemerse dalle nebbie dell’oceano atlantico meridionale e si rivelò per quello che era: un’unica terra di ghiacciai a picco sul mare, disabitata. Ho immaginato che su questa piccola landa un giorno arrivassero quattro giovani coloni. Sono adolescenti, colte nel momento delicatissimo di una trasformazione profonda e violenta del loro corpo. Si muovono agili, le articolazioni silenziose. Cercano in tempo reale il proprio vocabolario, eseguono ricognizioni fisiche per stabilire la loro grammatica e insediarla in questa terra ideale. Una volta stabilita la semantica di quest’azione di colonizzazione, iniziano le operazioni rituali di costruzione di un discorso in comune. La costruzione avviene per tentativi, errori, ripartenze, oblii, fughe, cambi di rotta. Non ci è concesso accedere al mistero ultimo di questa formula che va piano piano formandosi; possiamo, solo alla fine, intravederne il risultato, e credere che quel deserto di ghiaccio esista davvero, da qualche parte, in quello stesso momento.

Nel 2014 ho incontrato quattro giovani danzatrici di 13 e 14 anni grazie alla rete di scuole di danza venete No-Limit-Action. Le ho invitate a lavorare con me prevedendo un loro intervento in Last Day of M., uno spettacolo che ho creato attorno alla figura di Maria Farcher, una donna di 80 anni per la prima volta sulla scena. Nel breve periodo di lavoro ho sperimentato motivi coreografici e modalità di trasmissione che hanno rivelato sia un forte valore pedagogico, sia una grande affinità con alcuni temi cari alla mia ricerca. Ho quindi deciso di proseguire il percorso avviando un progetto pensato specificatamente per Giulia, Alessia, Sofia ed Elisa. Il progetto si avvale della collaborazione di due scuole di danza della rete No-Limit-Action, Kasadanza di Selenia Mocellin (Rosà) e Centro Formazione Danza di Barbara Todesco (Romano d’Ezzelino).

Marco D’Agostin

Informazioni

Teatro Verdi 049 87770213

www.teatrostabileveneto.it

Biglietto intero 10 euro, ridotto abbonati 8 euro.


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