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"L’ora del lupo": Silvia Patrono e Marco Strano in mostra alla libreria Minerva

Inaugura il 14 febbraio alle 18 con ingresso libero nelle sale adibite alle esposizioni temporanee della libreria Minerva a Padova (in via del Santo 79) la doppia personale “L’ora del lupo” degli artisti Silvia Patrono e Marco Strano, a cura di Barbara Codogno.

In esposizione una ventina di opere di medie e grandi dimensioni che illustrano due percorsi autoriali netti e distinti, che però si riallacciano alle medesime tematiche, appartenenti all’ordine del silenzio e del mistero.

In entrambi gli autori regna una sorta di malata sospensione e di inquietante fissità. In Strano, la scena si compiace di una teatralità che fa da cassa di risonanza, amplificando il senso panico di un gesto malevolo, quasi sempre sotterraneo. Un gesto di cui avvertiamo la presenza senza poter dire quando si è compiuto, né se realmente lo sia stato. Oppure: lo vediamo prepotente di fronte a noi, ma ciò che vediamo non appartiene più all’umano – piuttosto, dell’uomo denuncia un sottoregno.

In Patrono la scena è solo apparentemente più rassicurante. Collocare l’autrice in seno a un ordine narrativo fiabesco non le rende affatto giustizia – è, piuttosto, una mistificazione. Certamente, i colori selvaggiamente cupi di Strano cedono il passo a toni tenui e distesi, quasi diluiti. Eppure, nonostante in Patrono la temperatura si faccia più ruffiana e la scena si svolga in un qui e ora facilmente identificabile, grazie alle chiare coordinate spazio-temporali (che Strano rifugge sistematicamente, prediligendo piuttosto un tempo assoluto), anche Patrono agisce fuori tempo, e fuori dal tempo.

Se l’artista dipinga ora un prato, una casa, una donna che passeggia, un bosco, un cane o un lupo – tutti elementi implicati nel quotidiano - l’azione appare però congelata in una fissità che la rende enigmatica e paradigmatica, incarnando l’incertezza subdola della sospensione e dimorando, con la stessa maliziosa ostinazione di Strano, nel più rigoroso silenzio.

Nel silenzio c’è l’ambiguità del non spiegato, del non detto. Nel silenzio le paure si amplificano, i dubbi giganteggiano. Una delle prime diatribe della Scolastica vede Sant’Agostino ergersi contro Sant’Ambrogio contro la silente lettura. Agostino non vuole che si legga in silenzio: il silenzio permette di divagare col pensiero, di fantasticare, di creare altri e pericolosi mondi paralleli.

Strano e Patrono attivano lo stesso perverso meccanismo: la scena fissa e congelata, silenziosa e non spiegata trasmette una vertigine che apre immediatamente le porte alla rêverie. Davanti ai loro dipinti iniziamo a immaginare, a speculare, veniamo coinvolti in una macchinazione fantastica e ci rendiamo complici - se non artefici - di quello che non è visibile.

Un ingranaggio potente, un delitto perfetto. Così perfetto che è lo spettatore a compierlo nel momento stesso in cui varca la soglia del visibile per immaginare la scena successiva, creando quindi l’invisibile: costruendo con la propria fantasia una scena che gli autori non indicano, ma che c’è.

«Il titolo della mostra, “L’ora del lupo” – spiega la curatrice Barbara Codogno – trae spunto dal celebre film di Ingmar Bergman. Il film ha come protagonisti una coppia che si nasconde in un’isola per sfuggire a incubi spaventosi. Per Bergman “L’ora del lupo” è tempo interminabile, il sopraggiungere del buio. È l’ora in cui si palesano i fantasmi. Così per Patrono e Strano: “L’ora del lupo” è il rintocco che annuncia l’arrivo del male. Essi lo anticipano, lo annunciano prima che faccia il balzo. Così i loro dipinti sono una trappola perfetta: perché noi, il male, vogliamo vederlo. E, come scriveva Friedrich Nietzsche:Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare, così facendo, un mostro. E se tu scruterai a lungo in un abisso, anche l’abisso scruterà dentro di te”».

I due autori, dal tratto fortemente evocativo, si inseriscono pienamente nel solco felice di quella pittura figurativa che sta tornando prepotentemente a dominare la scena artistica italiana contemporanea.

Nota biografica degli autori:

Silvia Patrono: si è laureata in Lettere con indirizzo artistico alla facoltà di Lettere e Filosofia di Padova; successivamente si è diplomata in pittura all’Accademia delle Belle Arti di Venezia nel 2004. Patrono mostra un’iniziale aderenza alla forma del reale che però, nell’atto della trasposizione pittorica su tela, si sintetizza ed estremizza dando inattesa vita a immaginifiche presenze. Negli ultimi lavori l’atmosfera sospesa e magica permea di surrealtà gli elementi del vivere quotidiano che approdano piuttosto al simbolico, moltiplicando verità nascoste e parallele, non completamente disvelate.

Marco Strano: dopo essersi laureato nel 1987 all’Accademia di Belle Arti di Venezia in scenografia e costume teatrale ha iniziato a lavorare per i più prestigiosi teatri lirici del mondo e, contemporaneamente, ha portato avanti una ricerca artistica pittorica in cui sovrappone la maturata sensibilità di scenografo alla pittura. Strano realizza dipinti connotati da una forte strutturazione e da un onirico impianto scenico che concorre a suggerire scene congelate nelle quali l’atmosfera teatrale permea la composizione.

In breve

Silvia Patrono e Marco Strano in

L’ora del lupo
a cura di Barbara Codogno
15 febbraio 2020 – 29 febbraio 2020
9.30/12.30- 16/19 dal lunedì al sabato - ingresso libero

Inaugurazione 14 febbraio ore 18

Libreria Minerva via del Santo 79, Padova; Tel. 049.8789599; email

https://www.facebook.com/events/471730150162487/ 


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