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“Italy in Sudan” mostra fotografica a Palazzo Wollemborg

“Italy in Sudan” è il titolo della mostra fotografica che verrà inaugurata alle 15 di martedì 4 aprile in Sala degli Specchi di Palazzo Wollemborg al Dipartimento di Scienze Storiche, geografiche e dell’antichità in via del Santo 26 a Padova e che rimarrà aperta fino al 7 aprile con orario continuato dalle 9 alle 18. È un modo diverso per conoscere il Sudan attraverso 50 scatti della fotografa Benedetta Fumi unitamente ai preziosi libri e mappe antiche, relativi al paese africano, appartenenti al patrimonio della Biblioteca e del Museo di Geografia dell’Ateneo patavino. Il progetto fotografico “Italy in Sudan” nasce da un’idea dell'Ambasciata d'Italia a Khartoum: raccontare, attraverso immagini rappresentative, la presenza di tracce italiane in questo Paese africano che merita di essere meglio conosciuto. L'iniziativa intende non solo testimoniare la presenza italiana in Sudan, ma soprattutto cogliere i segni di un’evoluzione interculturale tra i due mondi, a partire da tempi remoti fino ai nostri giorni. Il progetto è stato realizzato in due momenti diversi: il primo alla ricerca di testimonianze italiane a Khartoum e nelle aree circostanti (Kelima, Karima, Omdurman) e il secondo, nelle regioni orientali del Paese, alla scoperta di luoghi sorprendentemente belli ed evocativi come Kassala, Suakin e Port Sudan, dove i segni delle relazioni con l’universo culturale italiano, a saperli leggere, emergono con forza.

Ecco allora in mostra il Sudan a 360 gradi: il campo tendato a Bajrawiya con vista spettacolare delle Piramidi di Meroe (il più grande agglomerato di piramidi conosciuto) con la sua necropoli reale a 3 chilometri dal Nilo e Old Dongola la Chiesa romana del XIV secolo. Il Centro Emergency Salam di cardiochirurgia a Khartoum o quello Pediatrico di Port Sudan e poi le infermiere ostetriche supportate dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo. Ma Sudan è anche la Biblioteca e sala lettura "Leonardo da Vinci" all'interno dell'Università di Khartoum, la classe di insegnamento della lingua italiana al Comboni Italian Center, oppure i pescatori sul Nilo e una ragazza nomade della tribù Beja, una delle più antiche etnie della Nubia presente nel deserto di Bayuda. Ogni fotografia è una storia: la tomba del Mahdi nella città di Omdurman, la Moschea El Hassan, le rovine di Suakin, antico porto romano e città ottomana, i cui leggendari palazzi ormai completamente in rovina furono costruiti dai ricchi mercanti interamente con blocchi di corallo e che fu passaggio obbligato del pellegrinaggio verso la Mecca ma anche centro per il commercio di schiavi.

“In particolare si è cercato di documentare” dice l’Ambasciatore italiano in Sudan, Fabrizio Lobasso “la straordinaria attività della Cooperazione Italiana allo Sviluppo, dei Padri Comboniani, di organizzazioni come Emergency ed OVCI, realtà italiane attive in Sudan a tal punto da essere parte integrante del tessuto connettivo socio-istituzionale. Il 2 giugno 2016 la mostra fotografica è stata inaugurata nei giardini della residenza dell’Ambasciatore italiano a Khartoum, in occasione della festa della Repubblica, alla presenza di alte autorità sudanesi e internazionali e della comunità italiana e internazionale della capitale”.

“Avevo già viaggiato altre volte in Africa, e ogni volta con un’emozione certa e riconoscibile” afferma Benedetta Fumi “Questa volta si trattava di un progetto che mi avrebbe permesso di addentrarmi, non senza un certo timore iniziale, verso il non conosciuto, nella realtà complessa e misteriosa di un Paese così distante. Mi sono consegnata totalmente alla girandola e al caleidoscopio delle mille storie che si accavallavano nella memoria: le storie di italiani che hanno attraversato e continuano ad attraversare per innumerevoli motivi questo sorprendente Paese. Sono stati esploratori, avventurieri, mercanti, archeologi, missionari spinti dalla sete di conoscere, attirati da questi territori spesso inospitali e misteriosi. La popolazione, la luce, i profili delle piramidi, gli straordinari paesaggi africani del Sudan mi hanno totalmente catturato” continua la fotografa Fumi “ma soprattutto l'incontro con la moltitudine di operatori italiani presenti in tanti luoghi del Sudan, dai cooperanti ai medici di Emergency e agli imprenditori turistici, mi ha fatto comprendere l'importanza delle tracce interculturali che legano da sempre i nostri due Paesi”.

Benedetta Fumi Cambi Gado, da sempre appassionata di fotografia e di viaggi, ha iniziato giovanissima a documentare il Palio di Siena, la sua città. Vive in Sicilia dove, a Palermo, ha frequentato i workshop della fotografa Shobha Battaglia (figlia della fotografa Letizia Battaglia e vincitrice di ben due WORLD PRESS PHOTO nel 1998 e 2001, membro dell’Agenzia Contrasto) che hanno messo a fuoco maggiormente l'interesse e la propensione al fotoreportage. Le sue foto sono state pubblicate su diverse testate giornalistiche quali Lo Specchio della Stampa, La Stampa, L'Unità, Anna, Il giornale di Sicilia, Civiltà del Bere, Live Sicily.


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