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Convegno “Parole assasonè, paìe, slettrane. Studi pavani in ricordo di Marisa Milani” a Padova

A vent’anni dalla scomparsa tornano in un convegno i suoi studi sul pavano e sulle tradizioni popolari tra Streghe, morti ed esseri fantastici

I capelli bianchissimi, spettinati, gli occhi penetranti, acuti dietro gli occhiali, una lavagna da gesso col bordo punteggiato da rane adesive e il timbro di voce deciso di chi fa tutto con la passione. Così ricordano Marisa Milani i suoi allievi, assiepati – assiepate, perché gran parte erano ragazze – davanti alla sua porta nell’orario di ricevimento, seduti per terra sull’impiantito di legno del corridoio con i fogli degli appunti sparsi ovunque. Affascinati da quella donna che raccontava loro le radici della terra, delle storie popolari, della lingua.

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Docente all’Università di Padova di Letteratura delle tradizioni popolari, i suoi studi su Ruzante restano una pietra miliare imprescindibile. A lei è dedicato il Convegno Parole assasonè, paìe, slettrane. Studi pavani in ricordo di Marisa Milani, che si terrà nei giorni 25 e 26 settembre nella Sala del Guariento dell’Accademia galileiana di Scienze, lettere ed arti a Padova.

Gli studi di Marisa Milani, formatasi alla scuola di Gianfranco Folena, partivano dalla necessità di indagare, con rigoroso metodo filologico le motivazioni storiche del nascere e dello svilupparsi delle letterature in dialetto, e del Ruzante in particolare. Qui il suo panorama di interessi spaziava dai testi più antichi, fino alle tarde manierate prove seicentesche e agli epigoni settecenteschi. Il suo rigore filologico la portava a partire, positivamente, da un’attenzione storica della lingua: così aveva avviato (sempre sulle orme di Folena) un Lessico pavano che ha visto poi il suo esito finale nel Vocabolario del pavano. Secolo XIV-XVII (Padova, Esedra, 2012) curato dal prof. Ivano Paccagnella. Con il medesimo rigore studiava i processi per magia, storie di stregoneria documentate nei processi del S. Uffizio veneziano; inseguiva la persistenza di miti e credenze popolari in un filo ininterrotto nei ceti subalterni ai nostri giorni, perché in lei gli interessi letterari convivevano con quelli per le tradizioni popolari.


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