Economia

Gli effetti del Coronavirus sull'economia padovana: perdite per 520 milioni

La Cna di Padova traccia un primo bilancio della situazione economica nella provincia euganea nella quarta settimana dall'inizio dell'emergenza legata al Covid-19

(foto: archivio)

Un'emorragia che in poche settimane ha già cominciato a mostrare risvolti pesantissimi e la cui estensione e gravità sarà commisurata alla durata dell'emergenza. L'economia padovana è in affanno, con circa la metà delle imprese bloccate e perdite di centinaia di milioni sul Pil provinciale.

I numeri

É la situazione fotografata da uno studio della sezione padovana della Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa (Cna) che ha analizzato gli effetti del decreto ministeriale che impone la chiusura delle attività che offrono servizi non essenziali. Poco meno di 20mila le imprese costrette alla chiusura temporanea con 58mila lavoratori a casa. A queste se ne aggiungono 22mila che hanno optato per la chiusura volontaria (il 26% del totale) con ulteriori 87mila lavoratori fermi. Significa che il 48% delle imprese padovane sono chiuse fino a fine mese per un totale di 42mila attività e 145mila addetti. Drammatica anche la quantificazione della perdita di fatturato. Dall'11 marzo le imprese costrette a chiudere e quelle che lo hanno fatto volontariamente hanno perso 260 milioni di euro, circa un punto del Pil provinciale. Un dato che sommato alle perdite stimate dal 24 febbraio (inizio dell'emergenza) tocca quota 520 milioni (1,8% del Pil), considerando che al momento parte delle imprese sono ancora attive.

Lavoro di squadra e chiarezza normativa

«L'evoluzione è ancora un'incognita e dipende dall'emergenza sanitaria - spiega il presidente Luca Montagnin - Quel che dobbiamo capire è che da questa situazione drammatica si potrà uscire solo con una progettualità comune che supporti tutte le imprese del territorio. Mercoledì la firma del decreto "Cura Italia" ha certamente portato un passo positivo ma ora servono immediatamente i decreti attuativi per far sì che gli ammortizzatori sociali concessi alle imprese possano essere attivati. La burocrazia non deve aggravare una situazione già tremenda. Ben vengano i fondi per la cassa integrazione, ma ora serve liquidità immediata». Cna sta attivamente supportando le imprese che per tentare di reagire si stanno confrontando con lo smart working e i servizi a domicilio: «Per la maggior parte sono ambiti nuovi e poco conosciuti, ecco perché stiamo incrementando il lavoro di formazione e accompagnamento che avevamo già cominciato. Fondamentale è continuare a monitorare l'evolvere della situazione. La scala mondiale dell'emergenza purtroppo farà sì che la ripresa sia ardua anche visto il taglio di molti contatti con l'estero sia per l'import/export che per il turismo» aggiungono Catia Ventura e Michele Pasqualotto, curatori dello studio.


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