Cronaca

I pini di Selvazzano e il suicidio ambientale dei comuni veneti

Comunicato stampa di diversi comitati e associazioni ambientaliste contro il taglio diffuso e ingiustificato di alberi e verde nella provincia di Padova, si parte dalla richiesta di taglio di 100 pini a Selvazzano chiesta con una petizione di alcuni cittadini, al taglio ingiustificato dei pini davanti alla chiesa di Ponte San Nicolò, all'esproprio del verde condominiale a Padova per fare parcheggi allo Iov

Riceviamo e pubblichiamo:

Leggiamo sul giornale con notevole sorpresa della petizione fatta al municipio di Selvazzano da alcuni residenti che vorrebbero che venissero abbattuti cento pini cinquantenari dalla loro Via Scapacchiò. In un primo momento abbiamo pensato che tale richiesta irrazionale derivi da un colpo di calore che ha preso qualcuno nel caldo africano di questi giorni a causa di una carenza di pini ombreggianti più che di un eccesso di alberi! Premesso che un patrimonio verde di tale età e consistenza ha un valore storico, paesaggistico e biologico di enorme valenza economica, tagliarlo è come eliminare un monumento storico di una città, vuol dire cambiarne irrimediabilmente i connotati e l'identità provocando un degrado definitivo da paese del terzo mondo. Un comune non dovrebbe mai accettare un tale suicidio paesaggistico-ambientale. Inoltre, un punto da verificare attentamente è di tipo metodologico e democratico: quale percentuale di residenti della via Scapacchiò ha firmato la petizione? Se hanno firmato una sessantina di persone che sembrano tante, e nella via abitano duecento o quattrocento persone, allora i richiedenti sono una minoranza, molto fracassona e facinorosa, ma una minoranza. In linea con questo, gli effetti climatici ed ecologici di 100 pini di tali dimensioni si estendono anche alle vie e abitazioni adiacenti e ai residenti che ci passano quotidianamente per muoversi e tornare a casa. A questo punto, per tutti i motivi sopra indicati, il destino di un tale patrimonio della collettività va deciso democraticamente da tutti i cittadini di Selvazzano. Va aggiunto che chi ha lanciato la petizione mostra una certa ignoranza in diversi punti: è una favoletta per bambini quella che riporta che gli allagamenti in città sono causati principalmente dall'occlusione delle caditoie da parte degli aghi di pino. Gli allagamenti degli ultimi anni sono causati fondamentalmente dai numerosi nubifragi (con intensità superiore a 30 mm di acqua in un'ora) su terreno ad elevata impermeabilizzazione ovvero formato prevalentemente da cemento e asfalto. Padova ha un record del 78% di tale superficie e diverse strade si allagano ad ogni nubifragio. E purtroppo la folle politica della devastazione del verde avanza e non sembra avere limiti, in quanto coltivata da una arrogante ignoranza dei benefici scientificamente dimostrati che ha il verde per la salute umana: basta vedere il gratuito e ingiustificato abbattimento dei pini davanti al sagrato della chiesa di San Nicola a Ponte San Nicolò, in faccia alla recente enciclica ecologica del papa, e l'esproprio, di una gravità inaudita, mandato dal comune di Padova ai condomini di via Nazareth relativo al loro polmone verde condominiale di 4000 mq per fare l'ennesimo parcheggio, evitabile con navette da altri parcheggi semivuoti, l'uso del parcheggio multipiano situato proprio affianco allo IOV e una generale razionalizzazione degli spazi. I terreni coperti da erba e soprattutto quelli popolati dai grandi alberi fanno da vere e proprie spugne che assorbono i picchi di piogge estivi, la loro riduzione ed erosione sono la causa principale degli allagamenti sempre più frequenti a Padova e provincia. Un pino di 50 anni può assorbire d'estate, con alta temperatura, centinaia di litri di acqua per aspirazione da evapotraspirazione. Tagliare 100 pini vuol dire allagarsi ben più di più di prima, in quale casa o negozio andranno a finire i 10.000-20.000 litri di acqua non più assorbiti? I nubifragi in assenza di terreno permeabile e alberi rovinano più velocemente l'asfalto e le strade per l'erosione delle acque correnti sotto il manto stradale che causano buche, così aumentano fino al 30% i costi di manutenzione. I marciapiedi dissestati riguardano sicuramente solo una parte delle piante, e tecnologie moderne permettono di fare i marciapiedi evitando la fuoriuscita delle radici. Da nessuna parte in Europa e nel mondo si tagliano interi filari di alberi per qualche deformazione del marciapiede causata da poche piante. Leggiamo di altre false credenze, che i pini possano essere prontamente sostituiti da altre specie che non sporcano. A parte i notevoli e ingiustificati costi economici del taglio e del reimpianto, piantare un centinaio di arbusti a scopo ornamentale vuol dire: 1) non avere ombra 2) avere più allagamenti per i prossimi decenni, e se anche si piantassero specie di medie dimensioni, ci vorrebbero almeno altri 30-40 anni per cominciare ad avere i vantaggi di quelli che si vogliono tagliare. E' quindi irrazionale pensare che la petizione porterebbe qualche vantaggio a chi la fa se non desertificare tutta l'area. Va aggiunto che quando una strada con tanti alberi viene devastata in tale modo ne deriva un grave degrado che a Padova sta purtroppo aumentando (v. notizia del degrado del cavalcavia Borgomagno, ma anche le aree a nord e sud del cavalcavia Dalmazia, e molte altre). I cittadini, d'estate, per il gran caldo, non vivono e non passano più nelle zone desertificate e degradate se non in macchina, l'area verrebbe quindi colonizzata da bande di vagabondi e spacciatori. Diventa l'inizio della perdita da parte del comune di ampie fette di sovranità sul proprio territorio e l'inizio del declino di una città. Infine, un taglio di tali dimensioni (Selvazzano ha già distrutto 94 carpini di via Montecchia per gravi errori di manutenzione e potatura) determinerebbe un ulteriore aumento della temperatura in una via desertificata e, sommato a tutto l'asfalto e il cemento in crescita in tutta la provincia, indurrebbe ulteriori e pericolose correnti ascensionali calde da "isola di calore" che renderebbero Selvazzano un altro concorrente in cima alla lotteria delle tempeste e dei tornado. In questo quadro desolante e desertificato non resta che lavorare attivamente per aumentare la coscienza ambientale dei cittadini (si legga l'enciclica Laudato Sì di papa Francesco) e sperare, alle prossime imminenti tempeste estive, di non essere gli sfortunati di turno, anche se il caso, dopo tali devastazioni ambientali, c'entra sempre meno.

Alessandro Angrilli, Comitato Difesa Alberi e Territorio
Roberto Marinello, Comitato Difesa Alberi e Territorio
Paolo Merlini, Salviamo gli Alberi di Abano Terme
Elena Macellari, Gruppo di Lavoro per i Tavoli Verdi del Veneto
Patrizio Giulini, Gruppo Giardino Storico Università di Padova
Michele Favaron Gruppo di Intervento Giuridico
Massimo Marco Rossi Videomaker Ambientalista
Annamaria Mattoschi ENPA PD
Paola Turetta ENPA PD
Alessandro Galeazzo ENPA PD
Gabriella Zago ENPA PD


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