Cronaca

«Pietro non vive nei vostri ricordi, ma nei talenti che non dovete sprecare»

E' straziante l'ultimo saluto a Pietro Benfatto. Don Diego cappellano della chiesa di San Carlo, in accordo con i genitori, sceglie la "parabola dei talenti" per lanciare un messaggio ai tantissimi giovani presenti

Alle due e mezza il piazzale antistante la chiesa di San Carlo, all’Arcella, è gremito di persone. La maggior parte sono ragazzi e ragazze giovanissime. Attendono la salma di Pietro Benfatto, il diciassettenne che ha perso la vita schiantandosi con l’auto della madre. All’alba di domenica è andato a sbattere con l’auto della mamma contro la recinzione di una casa a Legnaro, lungo la Piovese. Una bravata pagata a carissimo prezzo e che inoltre segna indelebilmente anche la vita di tantissimi suoi coetanei. E Pietro, ha pagato un prezzo troppo caro. E come lui di certo i suoi genitori e tutti i familiari che occupano le prime file. 

Scoramento

La funzione comincia poco dopo le 15. Si percepisce il senso di scoramento di tutti questi coetanei dal silenzio che ancora una volta avvolge tutto. Un silenzio innaturale viste le tantissime persone presenti, che è stato evidenziato anche durante la funzione, come una condizione per riappropriarsi di sé, per mettere al centro le cose che valgono davvero. E’ il leit motiv di tutta la celebrazione, di fronte a centinaia di persone. Una chiesa gremita, ma non può contenere tutti coloro che vorrebbero partecipare. Molti infatti rimangono fuori.

Talenti

Anche la scelta della lettura dal vangelo, la parabola dei talenti, va proprio nella direzione di lanciare un messaggio a tutti questi giovanissimi presenti. Ma chi celebra dall’altare, Don Diego cappellano della chiesa di San Carlo, non si erge a maestro severo, non condanna l’essere giovani, ma anzi esalta la stagione più bella della vita prendendo ad esempio proprio dai talenti di Pietro. Un ragazzo molto creativo tanto da scrivere un pezzo rap e girare un video molto apprezzato dai suoi coetanei. Pietro però non era solo divertimento e casino, era anche un ragazzo aperto agli altri, che frequentava le officine popolari con il padre volontario, uno disponibile con tutti, «che attaccava bottone con chiunque», come si è detto durante l’omelia. E che Pietro fosse un ragazzo solare, felice di vivere, questo traspare anche dai racconti di coetanei che lo conoscevano.  

Adolescenza

Nell'omelia si è insistito nel lanciare un messaggio di vita, di speranza, di responsabilità. Ci si può anche nascondere dietro all'età, ma chi non è stato adolescente? Un momento che può essere la pagina più felice della vita ma anche, basta poco, un momento in cui si può compromettere tutto. E' quello che dall'altare i celebranti hanno cercato di trasmettere ai tanti giovanissimi presenti. Senza giudizi, senza ergersi a giudici, ma indicando quella che, sicuramente difficile, è la leva che fa sì che non ci si butti via. 

Indagini

Resta aperto il capitolo legale, va stabilito chi ha avuto responsabilità per questa che appare come una tragedia evitabile. Alla madre viene contestata la cessione delle chiavi al figlio, che però aveva garantito avrebbe guidato un amico. Questo però nega. Stabilire chi ha avuto questa responsabilità è l'obiettivo della Procura. Sembra poi che addosso a Pietro sia stato rinvenuto dell'hashish, che rimane sempre molto in voga tra i giovani. Un evergreen, un po' come la parabola dei talenti. 


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