Cronaca

Operaio morto, la rabbia dei sindacati. Fiom: "Serve chiarezza, lavoratori abbandonati"

Dura la reazione di Fiom, che interviene dopo la tragica caduta costata la vita a un 45enne modenese che operava a Campodarsego: "Forti dubbi sul rispetto delle norme di sicurezza"

A poche ore dal terribile episodio che ha sconvolto l'Alta Padovana mercoledì mattina, i sindacati intervengono sulla morte del 45enne rimasto ucciso all'interno della ditta Maus durante lo smontaggio di un macchinario.

Appalti poco chiari

“Oggi era il primo giorno di lavoro per la Detto Fatto, piccola impresa di manutenzione di Modena formata dal titolare e da due dipendenti che avrebbe lavorato in appalto alla Maus di Campodarsego" dichiarano in una nota congiunta la Fiom nazionale e la Fiom di Padova. Primo punto all'interesse dei sindacati è chiarire le dinamiche con cui la ditta gestisce gli appalti esterni: "Dal 2018 l’azienda è in concordato e la proprietà, dopo aver avuto un lieve incremento delle commissioni, ha deciso di appaltare all'esterno alcune attività - si legge ne comunicato -. Appalto di cui non si conoscono le condizioni economiche né i termini dell’accordo".

Il mancato rispetto delle norme

Fiom punta il dito immediatamente sulla sicurezza: i due colleghi del deceduto erano non avevano ancora formalizzato il contratto di lavoro e i tre "Non erano dotati di tutta l’attrezzatura necessaria, che è invece stata prestata dai dipendenti della Maus, altrimenti non avrebbero potuto procedere nella mansione". Il titolare peraltro non era correttamente agganciato ai cavi di sicurezza, il che ha reso fatale la caduta.

L'appello: più sicurezza

"Lo sgomento per l’ennesima morte sul lavoro nel padovano non può che portarci a interrogarci ancora una volta sulle condizioni del lavoro in Italia, e su come vengono gestiti le esternalizzazioni e gli appalti - continua Fiom -. Anche oggi, quindi, chiediamo più sicurezza nei luoghi di lavoro. La sicurezza nel lavoro all’interno delle aziende deve essere una priorità assoluta del Governo. In una Repubblica fondata sul lavoro, non si deve e non ci si può permettere che il lavoro sia vissuto come pericolo e come fonte di morte”.

"Lavoratori abbandonati"

Tante sono le domande che cercano risposta: "In che modo è stata gestita l’esternalizzazione? Perché la Maus non ha eseguito tutti i controlli necessari? Perché i lavoratori non stavano lavorando in sicurezza e perché non avevano le attrezzature necessarie per operare sui macchinari? Oggi, come in tutti gli incidenti sul lavoro, non si possono che esprimere rabbia e sconcerto per la gestione del lavoro nel nostro Paese. Un Paese dove i lavoratori sono abbandonati a loro stessi in aziende che hanno come unico interesse il profitto, la contrazione dei costi e che attuano la politica del massimo ribasso come unica strategia, senza cura e senza alcun controllo".

Il bisogno di normative più rigide

Lamenta la carenza di attenzione e di specializzaizone nel lavoro e nella formazione il sindacato, che aggiunge: "Le aziende si stanno ingrossando sempre più di consulenti e avvocati, si stanno svuotando di lavoratori assunti con contratti tutelati e si stanno riempiendo di lavoratori ricattabili che accettano qualsiasi condizione di lavoro e in qualsiasi forma, anche in finte forme imprenditoriali. È necessario un cambiamento di tutta la normativa sul lavoro, per tornare a dare certezze e prospettive alle persone che non devono pensare sia possibile morire per guadagnare onestamente un salario. Di fronte a una situazione del genere serve una risposta unitaria e generale di tutto il sindacato".


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