Cronaca

Ospedale di Padova: infezioni ospedaliere sotto la media europea

Nell'Azienda ospedaliera di Padova la percentuale dei pazienti che contraggono un'infezione durante il ricovero è inferiore alla media d'Europa. Ma questo non basta: si punta alla riduzione del fenomeno facendo prevenzione e informazione

Il Direttore Generale Claudio Dario durante l'intervento

L'Azienda ospedaliera di Padova fa il punto della situazione sulle infezioni che si contraggono durante l'assistenza sanitaria. Nel polo patavino colpiscono in media l'8,9% dei degenti. Un dato confortante se confrontato con la media di 9,9% degli altri centri sanitari di terzo livello in Europa. "Occorre però diffondere la cultura della prevenzione e dell'attenzione verso un fenomeno impossibile da fermare ma possibilissimo da ridurre, nonché informare" ha dichiarato il direttore generale Claudio Dario.

INFEZIONI OSPEDALIERE. COSA SONO? La direzione ospedaliera e i membri del Cio, Comitato per il Controllo delle Infezioni ospedaliere, hanno illustrato il problema e le metodologie per arginarlo. Si tratta di infezioni che non sono clinicamente presenti all'inizio della cura ospedaliera e che vengono contratte durante la stessa nella struttura sanitaria. Le più ricorrenti insorgono nel tratto urinario (30-35%) o nell'apparato respiratorio quando, ad esempio, non vengono usati antibiotici nel modo corretto. Una piccola percentuale riguarda invece scepsi e setticemie. Ma la situazione degli ultimi anni si è complicata e non solo a Padova. "Sono sempre più diffusi microorganismi evoluti e microresistenti - ha informato il microbiologo Saverio Parisi - per i quali la sorveglianza è fondamentale per tentare di ridurre i serbatoi. In questo caso i paesi più evoluti sono più vulnerabili e l'Italia è un soggetto sorvegliato".

PREVENZIONE. PADOVA IN PRIMA LINEA. "La prima cosa da fare è sorvegliare - ha aggiunto il dottor Adriano Marcolongo della direzione medica ospedaliera  - attraverso notifiche di patologia e indagini sui siti chirurgici oltre che sui reparti. Cose che qui si fanno da tempo grazie al Cio, che sorveglia continuamente in aree con pazienti a rischio. Ma la prevenzione rimane sempre al primo posto". Su questo è chiaro il direttore sanitario Luigi Scannapieco, il quale ha parlato di "procedure e attenzioni che devono riguardare non solo il personale medico, ma anche pazienti e familiari, ovvero tutte quelle persone che transitano per la struttura ospedaliera e per i reparti di una realtà che vede oltre 15.000 passaggi al giorno".

INFORMAZIONE AL PAZIENTE E AI FAMILIARI. Oltre alla prevenzione da parte del personale dipendente e al controllo sanitario su di essi "che riguarda circa 1400 soggetti l'anno", come ha illustrato la dottoressa Caterina Zanetti della medicina del lavoro, è necessaria una costante formazione medica e vigilanza sui comportamenti degli operatori sanitari, i quali si rivelano dopotutto facilmente monitorabili. "Sono soprattutto le persone esterne che devono essere coinvolte in questa pratica di prevenzione - ha aggiunto Scannapieco - come i familiari. Dobbiamo trasmettere le informazioni anche a chi non è specialista medico ma semplice visitatore per far capire che non sono loro a rischiare di contrarre qualcosa in ospedale ma i pazienti, clinicamente già instabili e compromessi. Più attenzione: il semplice gesto di lavarsi le mani prima di entrare in contatto col paziente abbassa notevolmente il rischio infezioni per quest'ultimi". 


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