Cronaca

Ricercatrice negli Usa per un dottorato, in quarantena dal 2 marzo

«Se fossi entrata con un visto turistico - racconta Francesca Peroni contattata via skype - per tre mesi, nessuno avrebbe fatto problemi. Invece l'Università ha preteso un periodo di isolamento che sto rispettando»

La dottoranda Francesca Peroni

«Certo che se fossi arrivata qui con un visto turistico inferiore ai tre mesi, nessuno mi avrebbe fatto nessun problema. Ma è stata l’Università  di qui a chiedermi di mettermi in quarantena». Francesca Peroni è partita alla volta degli Usa, destinazione Stato del South Carolina, per un periodo da “visiting research” proprio presso l’ateneo americano. E' dottoranda presso il dipartimento di scienze storiche geografiche dell’antichità, dell’Università di Padova. Parte della sua ricerca si occupa di comparare Columbia e Padova riguardo la problematica del consumo del suolo. 

La sua è una vicenda emblematica di come viene percepita e affrontata l’emergenza Coronavirus anche oltre oceano. Francesca Peroni  parte il 1 marzo dall’aeroporto di Venezia, fa scalo a Lisbona, a Boston per poi arrivare in South Carolina. In nessuno di questi aeroporti ha avuto alcun problema. Si sposta con un bus dall’aeroporto a Columbia dove si è messa in auto quarantena su invito, perentorio, della stessa Università. 

«Mi sono messa in auto quarantena dal 2 di marzo, l’unica persona con cui ho contatti è il tutor della mia ricerca che mi porta cibo e altre cose che mi possono servire. Passa una volta al giorno. Per il resto non vedo nessun altro. Sono assolutamente isolata». Invece i gruppi di turisti italiani che erano sui tuoi stessi voli, quindi partiti da Venezia, non sono stati fermati da nessuno? «Assolutamente no, è stata l’Università a pretendere che io facessi un periodo di isolamento. Ho contattato anche il consolato che mi ha detto di seguire le direttive datemi dall’Università. Per loro venivo vista come una che porta in giro il contagio. Vedremo quando finirà questo periodo come sarò accolta in facoltà». Sono cambiate tante cose dal 1 marzo: «Davvero, sono partita e si parlava solo del focolaio di Vo’. Sono arrivata e la situazione era nuovamente cambiata e oggi Veneto e Lombardia sono luoghi sconsigliati in cui andare per uno statunitense. Anche qui si stanno verificando i primi casi». Chiediamo per curiosità quanto costerebbe fare un tampone: «Direi una cosa imprecisa, ma le cifre sono certamente alte. Molto alte, quindi è difficile comparare i contagi in Italia con quelli che si stanno verificando qui anche dal punto di vista statistico».